Attitudini
formali: luce e materia
Nei
locali dell’antica Porta Napoletana di Velletri, la mostra dei due
artisti propone il confronto tra tecniche diverse, la scultura e la
fotografia, che tuttavia riescono ad interagire in un dialogo
continuo fatto di rimandi e assonanze come si evince dal gruppo di
opere che verranno esposte. Le intenzioni artistiche ed espressive
degli autori provenienti da due contesti diversi, finiscono per
confluire in un’unica strada comunicativa, ponendo al centro del
loro lavoro la ricerca e l’approfondimento sulla figura femminile.
Claudio Pio matura la sua esperienza artistica nel campo della moda,
mutuando da questo mondo abbagliante e fascinoso la bellezza e la
forza sensuale dei soggetti, polo attrattivo per gli occhi dello
spettatore. Il tutto viene coniugato ad una sapiente maestria
tecnica, con un gioco perfetto di luci e ombre. Nei passaggi
chiaroscurali riesce ad esprimere un nudo ideale e bello attraverso
linee sinuose e forme plastiche. Lo sguardo poetico del fotografo
filtra la realtà, e conferisce ai ritratti di donna il tratto
psicologico e caratteriale, fino a far parlare il linguaggio non
verbale del corpo. Carne e luce si fondono dal nulla, e dal buio
dello sfondo si delineano figure solide.
Se le
donne di Pio diventano vere e proprie sculture su carta,
le
sculture di Palmiro sono invece forme che prendono vita dal legno di
ulivo, e dalle radici di questa pianta. Il legno abbandonata la
costrizione della terra, assume una nuova dimensione. Si espande
nello spazio, carico di energia espressiva e pieno di comunicante
umanità. Le sculture create con la tecnica del levare, appaiono in
mille movenze: mordide, contorte, allungate e immortalate in
istantanee pose, come in uno scatto di fotografia. Accanto alle serie
“Codice
a barre”
e “La
Danza”
interessante appare l’ultima ricerca dello scultore che verrà
esposta per la prima volta in questa mostra, quella riguardante il
tema della “Maternità”. Oltre al significato ancestrale di
questo archetipo femminile relativo alla nascita o al primo atto
creativo della Grande Madre, nella Maternité
Noire
colpisce anche la tecnica utilizzata per la realizzazione della
scultura: la bruciatura del legno per garantirne una colorazione
scura, un annerimento simile alla pietra vulcanica. In questo gesto
di distruzione ad opera del fuoco, che viene appiccato e
accuratamente controllato dall’artista per ottenere il colore
voluto, si fondono insieme, l’atto distruttivo e l’atto
creativo. La fine e il principio di ogni cosa, morte e nascita,
arrivando ad esprimere un concetto profondo ed universale. Le
sculture scure e bruciate hanno un odore. Odorano di legno cotto. Le
altre sembrano avere anche una voce, quasi il suono nascosto del
legno che vibra internamente. Eco dei suoi movimenti e delle sue
venature. Le sculture hanno una voce che proclama al mondo
l’uguaglianza del genere umano, oltre ogni diversità di pelle e
razza, oltre ogni alterità di genere. Affermano l’identità
femminile. E’ così che riescono a comunicare al pubblico oltre ad
un discorso estetico- espressivo, anche quello etico e sociale, da
sempre portato avanti dallo scultore.
PAOLA
CUCUZZA
inaugurazione
allestimento