sabato 16 dicembre 2017 alle ore 18.00 presso la galleria Il Sipario si inaugura la mostra di pittura dal titolo " città " del pittore Francesco Guidoni.
Francesco Guidoni
Città
Francesco Guidoni nasce a Roma il 6 agosto 1960. Consegue nel
1978 la maturità classica, dedicandosi poi per un periodo ad attività
artigianali. Nel 1988 si diploma in scultura all'Accademia di Belle Arti di
Roma.
Da allora si dedica ad una individuale ricerca nel campo della scultura e della pittura, con numerose mostre collettive ed alcune personali. Il suo rapporto con l’arte è sempre stato molto sofferto, anche per il confronto vissuto con la famiglia che avrebbe voluto fare di lui uno scienziato o un ingegnere. Ciononostante, anche di fronte ai più svariati problemi che ha dovuto affrontare, fino ad oggi l'arte è rimasta il punto centrale della sua vita. Nei dipinti che Francesco Guidoni ci presenta nella mostra Città è forte il segno dell’arte proprio della sua esperienza artistica. Immagini astratte, vive nel ritmo e nel puro colore che non dimenticano mai un legame con la realtà: input imprescindibile di confronto con il proprio mondo interiore. Ne “le città invisibili” Italo Calvino, citando il “Milione” di Marco Polo, afferma che “d’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”. Ciò vale per i quadri di Guidoni in cui l’astrazione è soltanto un artificio che risponde all’esigenza interiore dell’artista di comunicare il suo rapporto con il mondo che lo circonda, in questo caso, tra le altre cose, le città. Così nascono le città invisibili di Francesco Guidoni in cui è il colore, nei suoi accostamenti cromatici, tonali e intensità di pennellate, che costruisce l’immagine dei ritmi urbani, delle rifrazioni della luce sulle facciate dei palazzi o negli specchi d’acqua cittadini. In tutti i dipinti in mostra l’elemento caratterizzante è dato dalla pennellata a piccoli tratti giustapposti che si ritrova, potremmo dire rovesciata, in negativo, nei quadri realizzati con il polistirolo, in cui è l’intervento della fiamma che scava la materia, a ricordarci il tratto colorato del pennello di Guidoni. Il bianco del polistirolo che sembra uscire fuori dall’incisione della superficie colorata e caotica, è la sostanza al fondo delle cose, l’atto di riflessione e redenzione proprio di una ricerca interiore che può essere anche dolorosa, come un graffio, un intervento nella materia viva del colore, dalla quale attraverso un atto di purificazione, emerge una nuova spiritualità. Nel quadro intitolato Città, cosi come in Globi coerenti e altri quadri, l’astrazione costruita mediante il colore ci rimanda ad un immaginario collettivo di città viste dall’alto, in pianta, osservate direttamente attraverso le strutture, come i grattacieli in vetro che inglobano in se l’immagine del panorama circostante. Le città, nelle loro forme ed architetture, sono un insieme di tante cose: memorie, desideri, crogiolo di vite vissute e di scambi. E se per Calvino questi scambi non possono essere solo scambi di merci ma soprattutto di ricordi, di passioni, di parole, per Guidoni, tutto ciò, viene espresso attraverso il colore.
Da allora si dedica ad una individuale ricerca nel campo della scultura e della pittura, con numerose mostre collettive ed alcune personali. Il suo rapporto con l’arte è sempre stato molto sofferto, anche per il confronto vissuto con la famiglia che avrebbe voluto fare di lui uno scienziato o un ingegnere. Ciononostante, anche di fronte ai più svariati problemi che ha dovuto affrontare, fino ad oggi l'arte è rimasta il punto centrale della sua vita. Nei dipinti che Francesco Guidoni ci presenta nella mostra Città è forte il segno dell’arte proprio della sua esperienza artistica. Immagini astratte, vive nel ritmo e nel puro colore che non dimenticano mai un legame con la realtà: input imprescindibile di confronto con il proprio mondo interiore. Ne “le città invisibili” Italo Calvino, citando il “Milione” di Marco Polo, afferma che “d’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”. Ciò vale per i quadri di Guidoni in cui l’astrazione è soltanto un artificio che risponde all’esigenza interiore dell’artista di comunicare il suo rapporto con il mondo che lo circonda, in questo caso, tra le altre cose, le città. Così nascono le città invisibili di Francesco Guidoni in cui è il colore, nei suoi accostamenti cromatici, tonali e intensità di pennellate, che costruisce l’immagine dei ritmi urbani, delle rifrazioni della luce sulle facciate dei palazzi o negli specchi d’acqua cittadini. In tutti i dipinti in mostra l’elemento caratterizzante è dato dalla pennellata a piccoli tratti giustapposti che si ritrova, potremmo dire rovesciata, in negativo, nei quadri realizzati con il polistirolo, in cui è l’intervento della fiamma che scava la materia, a ricordarci il tratto colorato del pennello di Guidoni. Il bianco del polistirolo che sembra uscire fuori dall’incisione della superficie colorata e caotica, è la sostanza al fondo delle cose, l’atto di riflessione e redenzione proprio di una ricerca interiore che può essere anche dolorosa, come un graffio, un intervento nella materia viva del colore, dalla quale attraverso un atto di purificazione, emerge una nuova spiritualità. Nel quadro intitolato Città, cosi come in Globi coerenti e altri quadri, l’astrazione costruita mediante il colore ci rimanda ad un immaginario collettivo di città viste dall’alto, in pianta, osservate direttamente attraverso le strutture, come i grattacieli in vetro che inglobano in se l’immagine del panorama circostante. Le città, nelle loro forme ed architetture, sono un insieme di tante cose: memorie, desideri, crogiolo di vite vissute e di scambi. E se per Calvino questi scambi non possono essere solo scambi di merci ma soprattutto di ricordi, di passioni, di parole, per Guidoni, tutto ciò, viene espresso attraverso il colore.